giovedì 30 maggio 2013

L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino, 2006

La madre di Geremia: "Tutti rubano, Geremia, e tutti sono infelici". Patate chiuse in una benda attorno alla testa per curare l'emicrania. Geremia Cuoredoro è brutto, sudato e vive in una casa senza luce con l'anziana madre sempre sdraiata sul letto, vive lì senza muoversi mai. Geremia non ha il cuore d'oro, è un usuraio, cuore d'oro è la descrizione che la sua mente malata fa di se stesso. Il geniale Bentivoglio è il suo fedele compare, vive in una roulotte tappezzata di donne nude. Rapporto ossessivo col sesso, rapporto ossessivo coi soldi, in queste sequenze oniriche in cui la muisca psichedelica la fa da padrone vanno in scena le varie manie-ossessioni dei personaggi.E poi arriverà l'amore per la bella miss, bionda, arrogante, sfrontata, cinica e arrivista (la bellissima Laura Chiatti): Rosalba: “Come si diventa disperato come te?”. Geremia “Trascorrendo un’infanzia felice.” Un uomo viscido, orribile, con l'unghia del mignolo molto lunga, è lui l'amico di famiglia del titolo. Un film ricco di immagini, suoni, di sinestesie. Stupenda l'immagine di apertura: la testa di una suora che emerge a malapena dalla sabbia. Una sceneggiatura che seduce, incanta, prende. Estetismo di altissimo livello a corredo della la psicologia degli uomini, li contagia di pienezza. La mediocrità provinciale: il kitsch, le bombiere di matrimoni celebrati solo per fare bella figura, la dipendenza dal gioco, i ritocchi dal chirurgo plastico, marchette orali il giorno del matrimonio. Sorrentino ti stordisce come quando ti trovi davanti un uomo che capisci al volo sia interessante e vuoi portartelo a letto: “Noi abbiamo il tanfo delle persone malate, Amanda. Siamo malati, ma siamo bellissimi”.

Nessun commento:

Posta un commento

Coming Soon