giovedì 3 ottobre 2013

Love, Marilyn di Liz Garbus.2012

«Voglio diventare un’attrice, non mi interessano i soldi, né gli uomini»
Tutti abbiamo un vecchio baule nel quale nascondere, per non disfarcene via del tutto, il nostro passato. Lee Strasberg non è un uomo qualunque. Era l'uomo di cui Marilyn, forse, di più si fidava, con un sospettoso tempismo da cinquantenario, sono sbucate dal suo personale baule di famiglia, nel 2012 centinaia di pagine autografe di Marilyn, la diva morta nel 1962, pubblicate poi in Italia, per Feltrinelli, col titolo Fragments. Poesie, appunti, lettere. In questo documentario in suo onore celebrità al femminile, monologano, interpretando le missive scritte dalla Monroe di suo pugno, tantissimi i frammenti in cui alle spalle delle attrici viene proiettata la sua grafia. Marilyn voleva a tutti i costi essere un'attrice, sentirsi nati per fare qualcosa e non sentirsi mai degni di farlo. Tralascerei l'immagine della bellissima bambina vittima di uomini e studios, capro espiatorio dei registi che non ce la fanno, la biondina martire della sua stessa fama: da fan di Marilyn quello che a me interessa è scoprire lei, cercare di percepirla tra i suoi sguardi, le sue parole. Con questo intento mi appresto sempre a studiare il materiale che la riguarda, perchè è un grande mistero dedicare la propria vita ad un'arte versa la quale non ci sentiamo degni. Marylin era un continuo cercare di fare l'attrice, tanto da recitare anche nella vita, perdersi e non ritrovarsi più. E anche le attrici cui è spettato il compito ingrato di impersonare le sue parole cercano di imitarla: ricalcandone il make.up e il platino dove possibile. Si sa che il potente capo della Twentieth Century-Fox: Zanuck la considerasse soltanto una bambola senza cervello e tutta sesso,ho apprezzato molto di più l'anzianissima ormai Jane Russell che con le sue poche parole e con i suoi tanti ammiccamenti di sopracciglia cercava di ricordare la normalità di questa donna disinvolta e sfrontata, di questo sex symbol immortale, che così ci era nata e che per tutta la sua vita ne ha dovuto portare il peso; Norma Jeane Baker, sapeva quando indossare la maschera di Marilyn Monroe per un suo fine, sia quando poteva toglierla. Questo suo sdoppiamento in alcuni momenti era troppo per lei, la sua insicurezza cresceva. Il suo senso di disagio anche. Lo ripete più e più volte nel documentario che essere felici era più difficile che essere una brava attrice. E che male c'è a sposare un uomo solo perchè bravo a letto? Anche se umilmente ho sempre pensato che fosse proprio Joe Di Maggio ad amarla veramente. Ma per lei, neonata disconosciuta dal padre e con una madre internata per problemi psichiatrici, l'amore vero non poteva essere possibile, dare amore a tutti: questa l'unica, grande e potente forma d'amore. Il suo nudo sulla rivista Playboy fu sfruttato senza essere pagato, "il sesso è come mangiare un gelato" in fondo. Puro gusto. Ma solo tu potevi capirlo, Marilyn. Mi ha commosso la sua liste di "cose da fare per migliorarsi", il suo parlare durante le interviste e coprirsi sugli uomini che le erano a fianco, un gesto di sottomissione totale a loro. Non un omaggio, ma l'ennesima autopsia su quel corpo stupendo che ogni volta mi rapisce e ipnotizza.Nulla di nuovo: santa, puttana, tutto già risaputo, anzi qui si glissa del tutto sui Kennedy. Trattare Marilyn non è facile, scoraggiamo altri a provarci. Grosso punto di demerito: la colonna sonora ultra glamour e moderna. Pollice giu'. Ma molto giu'. Attendo che qualcuno faccia un remake di un suo film, un retroscena lucido sulla sua carriera d'attrice. Un'analisi vera, critica. Lo vogliamo noi suoi fan e lo avrebbe voluto anche lei. Ti amo Marilyn.

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