venerdì 1 novembre 2013

La vita di Adele di Abdellatif Kechiche. 2013

Ho l’impressione di fare finta, di fare finta su tutto: a me manca qualcosa.”
Dopo il primo matrimonio gay in Francia, la pellicola ha meritatamente vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes 2013. Adele è la protagonista, una liceale che non ha mai mangiato le ostriche, carnale e femminile oltre ogni modo possibile. Ha i capelli sempre legati, in disordine. Si veste senza cura. Mangia voracemente: kebab, spaghetti e si cerca in tutto ciò che fa. E come l'Albachiara di Vasco nel suo letto si tocca. Emma, invece, è più svezzata, sa già chi è, ha i capelli blu e frequenta bar gay. Adele ha un'ducazione borghese, vuole fare la maestra, aspira ad una sicurezza economica, Emma è uno spirito libero e con le mani crea donne dipingendole. Un racconto intimissimo, fatto di soli primissimi piani, s'indugia tanto sulla bocca semiaperta di Adele, sul suo essere sempre altrove con gli occhi e con la testa, le colano lacrime, muchi, ma lei non li asciuga mai, stampandosi sul volto quell'eterna fanciullezza che tanto dà tenerezza Emma, ma che non le consente di amare Adele in quanto donna. Adele nell'ultima scena indossa un vestito blu. Ma Emma ha ormai da tempo cambiato look, decide il ritmo dei loro amplessi e decide di non tornare indietro quando arriva la parola fine. Non un amore tra persone delle stesso sesso, ma tra due persone completamente diverse: Adele non capisce l'arte, Emma vuole che Adele scriva, coltivi una passione, è un'artista, un'intellettuale. Tiresia che visse sette anni nelle sembianze di una donna disse che Se il piacere sessuale potesse dividersi in dieci parti, alla donna ne toccherebbero nove e all'uomo soltanto una. Il film ne mostra almeno nove. Nelle scene di sesso bellissime guardavo in sala: i settantacinquenni al mio fianco guardavano impassibili e ho sorriso contenta. L'autentico svelarsi del piacere femminile è puro estetismo, mai visto nulla di più bello, mi scendevano spesso le lacrime. E sono emozionata anche a scriverne. Tanto trasporto negli occhi emozionati delle due ragazze, tutte le volte che scorgevo le loro emozioni a me sembravano autentiche e mi emozionavo tanto anche io. Bellissima la scena al parco, quando le due stanno per baciarsi, ma la saggia Emma punta per la guancia. L'attesa del piacere. E poi gli intrecci perfetti dei corpi nudi, selvaggi e teneri allo stesso tempo. Il regista non ha mai fretta - tre ore di film- le ragazze si esprimono e scoppiano in attimi di estasi indugiando per lunghissimi minuti. Interezza e naturalezza. Tutto è senza filtri: lacrime, pulsioni. Film da far conoscere soprattutto in quei 78 paesi del mondo in cui l'omosessualità è considerata un reato e nella mia Italia, dove le leggi sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso sono un ancora un miraggio. Maestoso ed autentico, di quell'autenticità rara. Tanto che le tre ore per me sono volate e mi hanno lasciato l'amaro in bocca.

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