martedì 5 agosto 2014

Nella casa (Dans la maison ) di François Ozon. 2012

- Perché sei passato al presente? - Per me è un modo per restare nella casa.
Ispirato all'opera teatrale Il ragazzo dell'ultimo banco di Juan Mayorga. Siamo in una scuola. In un liceo. Qui si è deciso di adottare le uniformi perché queste annullano le differenze sociali:divisa per uniformare gli studenti, le scene iniziali sono un'accellerazione panoramica che mostra tutti gli studenti del liceo, Claude e Rapha sono gli ultimi della serie, è come se una mano superiore avesse fermato la ruota e avesse estratto, tra tutte quelle unità, due studenti a caso, designandoli come protagonisti della vicenda che si è deciso di raccontare. Nella casa è quindi la casa di quel compagno di classe banale ma socievole che ti accoglie in famiglia, nella casa borghese che regala un’infanzia bucolica e tempo libero immerso nel verde, quella casa dove ci si annoia e s’infrangono i sogni di gioventù, la casa dove prende vita una storia, la narrazione di un racconto che è l’inizio di un percorso di crescita, personale e del proprio lato creativo. Ma quanti segni ci sono in questo film? Incalcolabile. Qualche esempio: Claude insegna all’amico la matematica dei numeri immaginari. La moglie del professore parla di quadri vuoti che si riempiono con le parole del pittore attraverso una cuffia. Il significato delle divise, che rende gli studenti di differenti classi sociali tutti uguali, ma neutri (e permette a Claude di entrare, come una telecamera, all’interno della casa). Claude è povero ma è bello, si insinua per invidia, competizione, ansia di rivincita sociale, nella casa (e nella vita) del benestante compagno di classe Rapha. Ma veramente solo per scrivere? Scrivere per aizzare il voyeurismo del suo professore di lettere (e della moglie, di riflesso: i loro battibecchi rappresentano la dialettica costante tra Estetica ed Etica)German, che diviene complice del ragazzo-autore dei temi. L'argomento principe della penna di Claude è Rapha, uno studente non particolarmente brillante, dopo aver tenuto d’occhio la sua abitazione, dalla quale era particolarmente attratto, e di come, attraverso un sottile gioco di seduzione, facendo leva su argomenti banali ma di presa sicura, se ne sia guadagnato la fiducia e l’amicizia. La casa diventa un reality, rifugio, porto sicuro per sfuggire dalle depressioni e dalle insidie della quotidianità, l’oggetto di un’invenzione nella quale Claude vuole costruire uno spazio nel quale collocarsi. Claude, l'ammiccante studente-Lolita, protagonista de L’enfant de l’orage, il romanzo scritto anni prima dal professore, che non ha mai avuto successo. Claude è lui, quello che lui non è mai stato "tu hai talento", è il figlio che non ha mai avuto, è ciò che gli rimane quando perde tutto: moglie e lavoro. Vederlo una volta non basta: il film crea assuefazione. “Continua…”

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