venerdì 20 novembre 2015

Departures di Yojiro Takita. 2009

Si può parlare della morte senza creare inevitabilmente un'atmosfera decadente e disperata? La vicinanza con la morte e il rapporto rimosso con la figura paterna sono i temi portanti di questo gioiellino. La sequenza iniziale ci mostra il giovane Daigo Kobayashi, il protagonista, a un bivio esistenziale, a un crocevia dell'umano viaggio: alla guida di un'automobile riflette su quant'era vuota la sua vita a Tokyo, e su quella che sta conducendo adesso, in una sperduta provincia nipponica oppressa dall'inverno. Dopo aver messo da parte il violoncello, perchè la sua orchestra chiude i battenti, finisce col diventare un "thanatos-estetista", ma Daigo capita solo per ragioni economiche in quell'agenzia dal nome ambiguo: N.K. (= Nekro-Kosmesis). Per un po', riesce a nascondere la natura della sua nuova attività a Mika, l'innamoratissima mogliettina, tutti odiano e si vergognano di questo mestiere, ma perchè? Mika addirittura lo abbandona. Un film per riscoprire l'importanza dell'ultimo viaggio. Necessario.

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