giovedì 4 agosto 2016

Elephant di Gus Van Sant. 2003

Una highschool americana, in un mattino qualsiasi, pochi minuti prima che passasse alla storia ospitando la sua sanguinosa strage."Questa deve essere una giornata divertente"; così dice, più o meno, uno dei due ragazzi che di lì a poco farà una strage nel liceo Colombine. Si passa in rassegna il quotidiano degli studenti, immersi nel vuoto del proprio habitat naturale.La macchina segue i ragazzi di spalle, sono attori non professionisti e li lascia improvvisare.
Il tempo della narrazione è stagnante: come un disco inceppato, viene continuamente ripercorso, seguendo le tracce dei diversi personaggi che in comune hanno solo la propria incomunicabilità. Il racconto li abbandona momentaneamente per ritrovarli dove li ha lasciati e per farli procedere di pochi passi alla volta. Al fianco di studenti disinvolti ce ne sono altri con evidenti problemi di autostima. Nel loro abbigliamento da ginnastica accollato e dietro un paio di occhiali concentrati sulla gestione dei libri della biblioteca, alberga la goffaggine, la paura del proprio odore, l'inno prematuramente accelerato al pudore, in modo da tener celata la vergogna nel mostrare la fisicità. L'elefante del titolo è quello "della sala da pranzo"che gli americani non si accorgono di avere, impegnati come sono a espandere e celebrare la propria cultura.In quella scuola sono morte 15 persone, altre 28 sono rimaste ferite. Perché? Il documentario di Michael Moore ha vinto l'Oscar in America, questo film di Gus Van Sant la Palma d'Oro a Cannes, ma una ragione a questo massacro ancora non si è trovata.

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