domenica 15 novembre 2009

John(ny) Dillinger. Il nemico pubblico

1933, quarto anno della Grande Depressione americana. L’età dell’oro per John Dillinger, gangster statunitenese, rapinatore di banche, per questo quindi considerato un "nemico pubblico". Tratti distintivi per conoscerlo meglio: ama il baseball, il cinema, gli abiti raffinati, le auto veloci e la guardarobiera Billie Frechette, con la quale nasce un'intensa love story, scandita da pochi ma "vissuti" appuntamenti. Un moderno (e affascinante) Robin Hood, cancella, infatti, i debiti dei più poveri ad ogni colpo effettuato in banca. Mascella squadrata, tesa, di chi sente addosso la responsabilità di chi ha intorno, dettagli, primi piani, una precisione scenica che non scende mai di tono. Antagonista una neonata Fbi, che per catturarlo inaugura nuovi metodi di indagine: rudimentali strumenti per intercettazioni telefoniche.
Un film inchiodante, che ti catapulta direttamente tra i mitra Thompson e i revolvere 45, è infatti per gran parte, girato in digitale. Immagini impressioniste che allontanano l'ambientazione dall’iconografia classica anni 30, con piume, eleganza, classe, lustrini, donne pettinate alla "Louise Brooks", con morbide onde; aria drammatica stampata sul viso; pelle bianchissima e lunghe sopracciglia.
La fotografia rimanda ai quadri di Edward Hopper, la solitudine precisionista, il cubismo che abbraccia il realismo dell'industrualizzazione e modernizzazione americana, linee geometriche precise e definite. Geniale la sequenza, tutta al ralenti, in cui John entra indisturbato nel quartier generale dell’FBI di Chicago che gli sta dando la caccia. Si sofferma sui ritagli di giornale e le schede che ricostruiscono gli ultimi anni della sua vita, chiede agli agenti il risultato del match che ascoltano in radio. Sfrontato e sprezzante!
Dillinger muore freddato da cinque colpi di rivoltella davanti al cinema Biograph in Lincoln Avenue a Chigago. Aveva appena visto il poliziesco Manhattan Melodrama, la storia di un gangster giustappunto. A tradirlo una donna: Ana Cumpanas, che avrebbe passato le informazioni ai servizi segreti per incastrarlo in cambio della sua permanenza in America ed evitare l'espulsione in Romania, sua terra natale.
Bellissimo il finale. La sconfitta appartiene a chi uccide piuttosto che a chi muore: Melvin Purvis lo raggiunge, infatti, vigliaccamente alle spalle. Impietosito, si china per raccogliere le sue ultime volontà. Rivolte a lei, la donna che ama perdutamente fino alla fine: "Bye Bye Blackbird".

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