venerdì 19 marzo 2010

La siciliana ribelle. Marco Amenta. 2008 "Tu sei carne morta, lo vuoi capire?"

Rita Atria ha diciassette anni, figlia e sorella di mafiosi locali. Cerca giustizia, non vendetta. Ma trovera' solo la morte, come tanti nostri eroi. Una bellissima Sicilia, come solo un siciliano puo'dipingerla: Marco Amenta, il regista. Terra arcaica, ferina, primordiale. Sospesa. Ma non libera. La prima parte del film è tutta guardata con gli occhi della piccola Rita, innamorata del padre, del fratello che lei crede dalla parte del giusto. In realtà assassini. A diciassette anni sceglierà una starda diversa, quella della Legge e combattera'contro la mafia. Clandestinità, rabbia, disperazione. Tanta solitudine. Cambio d'identità. Silvia. Elena. Ma chi e'ora Rita? Una giovane donna senza passato, senza origini, senza una madre, che la rinnega( Ancora non ti sei accorta che sei nascosta, come un topo intra a 'u purtuso!?). Ma soprattutto senza futuro, non può godersi senza batticuore e ansia le passeggiate per la bella Roma, le serate in discoteca con quel ragazzo che risuscita sensazioni ormai sepolte. Senza amore. Il magistrato che segue le indagini diverrà una specie di suo patrigno. Proprio lui, che quando Rita da piccola lo aveva sfidato, secco aveva sentenziato: "Hai la mafia nel sangue". Invece figlia e sorella di mafiosi sì, ma col sangue puro. Ribelle. La seconda parte, tutta incentrata su Rita, è più sgranata, opaca. Le immagini della bella Sicilia lasciano il posto ad una Roma troppo grande e poco magica. Zone anonime di periferia. Case vuote da riempire. Rita davanti allo specchio si emancipa: si trucca, non veste più di nero. Combatte. Ma quando anche il giudice Borsellino muore, Rita capisce che la mafia sta arrivando anche da lei. Non si farà trovare inerme. Sarà lei ad uccidere se stessa, a decidere di porre fine alla sua vita. Il processo è ormai in corso, i suoi diari parlano. Rita ha vinto la sua battaglia, ora è libera. Il film si chiude con la madre che al cimitero in lacrime prende a martellate la lapide della figlia, ma poi bacia la sua foto. Con rabbia si apprende durante i titoli di coda che il sindaco del paese, dopo le stragi, accusato, indagato, liberato, è stato poi rieletto dagli stessi abitanti del paese. (Mi sono chiesta da che parte politica fosse sostenuto, ma poi ho preferito non indagare)
Film sincero e coraggioso. Perchè la verità passa solo attraverso la conoscenza diretta, la testimonianza reale, non tramite le parole scandite al telegiornale dal cronista di turno o dai politici che parlano di lotta alla criminalità organizzata, ma che invece con la mafia son collusi. Magari anche condannati, ma poi comodamente seduti in parlamento. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare?

2 commenti:

  1. Bravissimo!!!
    Grazie per le post!!!
    baccio molto grande! :)

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  2. Bravissimo!!!
    Grazie per le post!!!
    baccio molto grande! :)

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