sabato 8 settembre 2012

Jane Eyre di Cary Fukunaga, 2011.

"Sono una macchina senza sentimenti? Credete che solo perchè sono povera, oscura semplice e piccola io non abbia nè anima nè cuore? Ho un'anima come voi e un cuore grande come il vostro e se Dio mi avesse donato bellezza e denaro, vi avrei reso difficile lasciarmi così com'è difficile per me lasciare voi. Non vi parlo attraverso le mie carni mortali, è il mio spirito che si rivolge al vostro spirito, come se avessimo visto la morte e fossimo ai piedi di Dio uguali come siamo..."
Tra tutti i riadattamenti di questo capolavoro lettereraio della scrittrice inglese Charlotte Bronte: dalla proiezione inglese con Orson Welles del lontano 1943, fino a quella del 66 di Zeffirelli, la mia preferita è questa targata 2011. Come ben sa già chi ha letto questo strepitoso romanzo occorre fare un tuffo nel perbenismo di pulsioni represse così care alle sorelle Bronte, che hanno, se pur credo non avendole mai vissute, anzi forse proprio per questo, fatto sognare fior di generazioni grazie alle loro passionali storie d'amore senza tempo. La carica passionale del romanzo era sempre stata a mio avviso trattata poco bene nelle precedenti pellicole, ora questo per me sconosciuto regista americano (di padre giapponese e madre svedese, ecco spiegato il bizzarro cognome) Cary Fukunaga ne ha accentuato piacevolmente l'atmosfera gotica di quell'Ottocento, grazie anche alla bravisisma Mia Wasikowska, l'Alice di Burton, e all'affascinante bisbetico Rochester Michael Fassbender. Il film ha degli interessanti salti temporali: la storia, infatti, comincia con Jane che nella notte con una nuova identità, fugge via disperata dalla tenuta di Thornfield Hall. Fino a raggiungere una casa di anime pie che la ospitano e le offrono le migliori cure. Un pastore St. John è il padrone della casa, che da subito rimane affasciato dallo sguardo della bella Jane. St.John vive con le sue due amorevoli sorelle, è in procinto di partire come missionario e chiede quindi Jane in moglie. Ma a Jane quella nuova vita che le si prospetta davanti, pur dignitosa e al fianco di un uomo onesto, appare impossibile. Così, nonostante gli forzi per reprimerle, le ingisutizie subite e quell'amore passionale a sprazzi vengono fuori e vengono così ricostruiti nel film motivando il perchè la ragazza non accetta la pur dignitosa proposta del pastore. Jane, come "tutte le governanti" ha una storia dolorissima alle spalle: è orfana di entrambi i genitori e viene affidata alle cure della perfida signora Reed, sorella di suo padre, ma il suo carattere forte, anche troppo per una ‘femmina' del tempo presto le alieneranno le simpatie della donna, la tipica borghese del tempo, triste e sconsolata di essere solo dedita ai figli che vede in Jane il germe del peccato. Così affida l'odiata nipote presso l'istituto di carità di Loewood, dove le bambine vengono cresciute nell'ossessivo rigore delle regole, castigate, picchiate e umiliate. Solo la dolce e pura coetanea Helen Burns le è amica, finchè non muore e Jane dopo questa perdita dolorosa temprerà ancora di più il carattere, e divenuta maggiorenne, lascerà il collegio per prendere impiego come istitutrice a Thornfield Hall. Entra qui in scena il signor Rochester, uomo irriverente e oscuro che nasconde un tetro passato. Ma che da subito si accorge della bellezza e rarità di Jane, tanto da rimanerne sin da subito folgorato, di contro la giovane non potrà fare a meno di sentirsi sempre più attratta da quell'uomo, anche se non riuscirà da subito ad accettarne il suo passato tanto tetro e doloroso. Altalenanti gli stati d'animo dell'eroina Jane e Fukunaga meglio di chiunque altro sa coglierli a pieno, vivida ed emozionante la fuga e poi la ricerca impazzata di quest'amore proibito. Ben riuscito.

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