domenica 15 novembre 2015

La bicicletta verde di Haifaa Al-Mansour. 2012

Haifaa Al-Mansour è la prima regista donna dell’Arabia Saudita e, in generale, una delle figure di spicco della cinematografia nazionale.
Questo lungometraggio è ambientato a Riyāḍ e protagonista è Wadjda,una piccola ribelle non incline ad abbassare il capo di fronte a nessuno, veste Converse All Stars sotto la tunica nera, dimentica frequentemente di coprirsi col velo, vende trecce colorate alle compagne per avere sepre soldi in tasca. Per questi motivi è spesso in difficoltà con la preside della sua scuola, la fondamentalista Hussa e con la madre, nonostante sia più flessibile. Un sogno: comprare una bicicletta verde e gareggiare (per battere) l'amico del cuore, ma non è tollerato che le donne vadano in bicicletta (se vogliono sperare di sposarsi, un giorno), in più la bicicletta costa 800 riyāl, circa 165 €. Fin quando un giorno a scuola passa tra i banchi il modulo per l'iscrizione di una gara di canto del Corano con un montepremi di 1.000 riyāl. E’ l’occasione che stava aspettando. Ora però deve farsi riammettere alla classe di religione da cui era stata espulsa, imparare a leggere e a cantare il Corano, superare un quiz a domande strettamente religiose.
Il film di Haifaa Al Mansour non grida alla vergogna, o a qualche forma di vendetta. Né rivendica giustizia. Non è un film femminista, quanto piuttosto un film femminile, un atto d'amore verso il suo popolo. Sceglie l'ironia e la poesia per raccontare come possa essere difficile e umiliante la vita quotidiana di una donna o di una bambina in Arabia Saudita. Considera l'integralismo parte di un sistema che non è tutto da buttare, si fa portavoce della modalità più intelligente per realizzare i propri sogni, ovvero crederci e servirsi di ogni mezzo, compresi quelli che il tiranno mette a disposizione, senza mai cercare lo scontro. Il verde è il colore sacro del paradiso. Come scritto nel Dizionario dei simboli islamici di Malek Chebel, il verde è il “colore dell’Islam, del Paradiso musulmano, il verde era inoltre il colore preferito del Profeta Maometto e dei suoi compagni. Da ciò, il suo carattere sacro”. E la madre, proprio nel giorno delle nozze del marito con la seconda moglie, le fa trovare la famosa bicicletta verde, la quale diventa così un simbolo di tramandata ribellione e speranza per un futuro più libero. Wadjda fa la sua gara con la bici, seminando l’amico e volgendo verso un litorale marino che simboleggia il suo futuro. Un particolare significativo: sarà il ragazzino a toglierle il velo per gioco. Un gesto che, nella sua bellezza e nella semplicità del bambino, ci dice che basterebbe una scelta di solidarietà maschile, una liberatoria complicità per ristabilire armonia e felicità. Pessimo il doppiaggio italiano, adatto a un cineforum a tema.

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