sabato 17 settembre 2016

4 luni, 3 saptamini si 2 zile di Cristian Mungiu. 2007

In Romania, dal 1966 al 1989 l'aborto è stato illegale, e durante questo arco di tempo le sole cifre ufficiali offrono un quadro a dir poco allarmante: sono novemila le donne morte a causa di interruzioni di gravidanze clandestine La pellicola si pone proprio alla vigilia della caduta del regime Ceausescu, e sembra suggerire l'impossibilità di liberarsi del passato.Telecamera fissa, una stanza, il disordine è imperante, una ragazza seduta su un letto disfatto fuma nervosamente, lo sguardo intimorito, accanto una valigia aperta, di fronte a lei un'altra ragazza. Le due stanno dialogando, l'atmosfera appare soffocante; a contrastare questo grigiore da dietro una finestra in fondo alla stanza cadono lievi dei fiocchi di neve; la ragazza in piedi esce dalla stanza, ci troviamo in un istituto, precisamente nella casa dello studente. e anche in corridoio l'atmosfera non è migliore:docce e bagni in comune, stesso senso di oppressione.4 mesi, 3 settimane e 2 giorni è il tempo che separa la bellezza di una gioia naturale dall'angoscia di un dolore paralizzante, è un interludio tra la possibilità di una nascita e la certezza di una morte, perchè Gabita è incinta ed è fortemente intenzionata ad abortire, del suo fidanzato nessun accenno: durante tutto il film non viene mai nominato, è un dettaglio importante perchè dà il senso del dramma comune che molte ragazze rumene hanno dovuto affrontare in quegli anni senza l'aiuto di nessuno, Gabita il suo angelo custode lo trova in Otilia, la sua amica del cuore, assoluta protagonista del film, costretta ad una penosa umiliazione pur di aiutare l'amica; un ambiguo dottore di nome Bebe, l'unico che sembra in grado di risolvere il problema, rappresenta la loro discesa all'inferno.
Il #decreto770 emanato nel 1966 dalla delirante politica sanitaria di Ceausescu ha causato, nei ventitrè anni in cui è stato in vigore, più danni di una pestilenza; oltre al mezzo milione di donne morte in quel periodo a causa dei rudimentali mezzi usati e dell'incompetenza di numerosi sedicenti medici, si aggiunge il dramma dell'abbandono dei bambini; le donne, quasi indotte a concepirli (oltre a rendere illegale l'aborto, il decreto abolì l'uso degli anticoncezionali e l'educazione sessuale nella scuole, contestualmente aumentando in modo vertiginoso le tasse sui single e le coppie senza figli) erano costrette poi soprattutto da gravi problemi economici ad abbandonarli in strutture statali improvvisate ad orfanotrofi dalle condizioni sanitarie drammatiche, facendo salire il tasso di mortalità infantile a livelli elevatissimi. Anche il regista fa parte del boom di nascite di quella generazione; è quindi cresciuto circondato da storie come questa, ed una in particolare, che gli è stata raccontata da una persona cara, gli ha dato lo spunto per la stesura della trama del film.Ho avuto i brividi con quel "non parliamone più" sussurrato dalla voce strozzata di Otilia all'amica Gabita nella scena che chiude il film.Quasi un capolavoro.

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