“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 10 maggio 2017
Il caso Kerenes di Calin P. Netzer. 2013
Bucarest. E Cornelia, donna facoltosa dall'aria signorile, discute con trasporto circa il tradimento del proprio uomo.
Trattasi sì di un tradimento, solo che l'uomo in questione altri non è che suo figlio: distante, pressoché assente, Cornelia non riesce a trattenere lo sgomento e lo sconforto per un figlio che non fa altro che punirla costantemente a suon di male parole e maledizioni.
Romania altolocata, quella che conta. Sulle note di Nino D'Angelo e Gianna Nannini, si consuma quel rito di facciata che è la festa di compleanno di Cornelia, alla quale, come in quei non più recenti romanzi che descrivono situazioni analoghe, gli intervenuti si danno più per convenzione che altro; per la festeggiata altro non è che un dovere verso i «parigrado», ai quali si debbono costanti ed ineludibili conferme. Ovviamente il centro emotivo del film è il rapporto tra una madre possessiva e manipolatrice, ossessionata dal prestare attenzioni al figlio, e un ragazzo ormai uomo che si sente intrappolato nella morsa materna. Infastidito, lui maltratta lei ma intanto la subisce. Quando Barbu si troverà coinvolto in un incidente stradale e sarà involontario colpevole di una tragedia, lei si prodigherà in ogni maniera per tirarlo fuori dai guai, molto al di là del lecito. Nell'abbraccio di questa madre, strabordante d'amore e soffocante, c'è il riflesso di tante relazioni madre-figlio.Meno intrigante e catalizzatore rispetto ad altri capolavori rumeni, ma buono.
E'un film poco rumoroso, uscito in Italia a giugno, ma vincitore dell'Orso d'oro
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