“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
martedì 22 gennaio 2019
Moonlight di Barry Jenkins. 2017
Moonlight ha vinto tre Oscar, tra cui il premio come miglior film, era necessario recuperarlo.
Ambiemtato in uno dei luoghi di subalternità più eclatanti degli Stati Uniti contemporanei: i ghetti urbani abitati da afro-americani e ispanici, pieni di case popolari, con un fiorente mercato di droga e armi.
Il quartiere di Liberty City a Miami in particolare (dove è nato e cresciuto il regista)
La trama è divisa in tre atti, ognuno dei quali corrispondenti a una diversa fase della vita del protagonista: infanzia, adolescenza ed età adulta. La locandina originale di Moonlight, infatti, è dominata da una faccia tripartita: una per ogni attore che interpreta le diverse fasi della vita del protagonista.
Da ragazzino lo chiamano Little, Chiron, “Black”, la preside lo chiama “boy” (“I ain't boy” le risponde lui) si trova a combattere con una madre tossicodipendente, compagni di scuola bulli che lo picchiano perchè è diverso, perchè non è conforme alla società.
Barry Jenkins è tra i registi su cui contare.
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