Le ultime 24 ore di vita di un uomo. Solo. Il suo incontro con il ragazzo nel parcheggio (un modello bellissimo che ricorda molto James Dean), gli sguardi maliziosi del suo allievo (che sta scoprendo la sua omosessualità), i tentativi di Charley di sedurlo con musica, vino e infinito affetto. Sembra quasi di stare sul set di qualche spot della Calvin Klein per intenderci.
Ancora una volta (come anche per Il riccio) ricorre il tema della morte e sembra quasi che un'intera vita sia spesa per quell'ultimo giorno, spesso il più importante, per chi ha la fortuna di viverlo con lucidità. Un film cucito e confezionato nel dettaglio, quasi si trattasse di un abito di alta moda dai colori psichedelici. Da fondo la struggente malinconia (resa ottimamente dalla colonna sonora) di un'epoca senza ideali importanti, con in agguato un conflitto nucleare: la crisi missilistica di Cuba.
Ritmi cadenzati e una palese visione omosessuale della vicenda. Punti di forza ma anche dei limiti che non rendono la pellicola una vera opera d'arte, come invece meriterebbe. Una struggente e a tratti inquietante bellezza, una sensibilità profonda, ma difficile da afferrare. Soprattutto da un pubblico maschile: "A me piacciono le donne, ma mi innamoro degli uomini".
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