La protagonista è affetta da sclerosi multipla. Non muove nè gli arti inferiori, nè quelli superiori, riceve quindi un'assistenza totale. Ed è proprio la giovane volontaria che dovrebbe prendersi cura di lei una delle personalità più interessanti di questa toccante pellicola austriaca. Flirta con i ragazzi in vero e vanifica quello che di solito è l'effetto, che il malato dà, su chi si prende cura di lui, e non viceversa. (Esperienza personale). Inizia il tour del pellegrinaggio, scandito da tappe obbligate, quindi come da copione: passeggiata nella grotta dell'apparizione, dove è rito toccare durante il passaggio quei luoghi sacri, poi la messa e la benedizione comune. Le odiosissime foto di gruppo per ricordo. La mensa dove si consumano i pasti tutti insieme (allegramente!) e la festa conclusiva.
Si tenta di dare armonia e gioia, dove invece regna sovrana la disperazione. I preti ti dicono che ciò che conta è purificare l'anima (non credono nemmeno loro alle cazzate che raccontano) ma in realtà in questa vita è di un corpo ciò di cui necessitiamo. Di un corpo, a Dio piacendo, sano. E quindi si attende il miracolo, sperando di essere buoni al punto giusto da meritarlo. (??)
Una narrazione secca ed essenziale. Quadri immobili, quasi dei dipinti. Staticità. Mancano le emozioni. Forse volutamente. Ognuno pensa per sè. E l'amore filiale, per la serie: "amiamoci tutti come se fossimo fratelli"? Assente. I malati invidiano chi è stato guarito. E credo sia normale e giusto così. Difficile indagare la spiritualità. Ok. Ma la Hausner nemmeno ci prova.
Da cattolica ho trovato tutto un pò troppo riduttivo. Non si va a Lourdes solo per la disperazione di ricevere una guarigione. Esiste la preghiera. Non un ripetere meccanicamente delle parole imparate a memoria. Ma la VERA preghiera, quel difficile mezzo di comunicazione (che esiste) e che ti porta per amore a cercare la salvezza per coloro che amiamo. Che per un ateo può essere anche un gesto inutile, ma che se fatto con sentimento, acquisisce ugualmente la sua dignità.
Non sono mai stata a Lourdes. Non ho mai avuto una fede così forte da cercare Dio in posti sperduti. Ma la Lourdes del film, è lontana da come me l'ero immaginata, mi è sembrata quasi Las Vegas. Insegne luminose ovunque. Tante madoninne in vari formati. Tristi budini da mandare giù. Il “premio al miglior pellegrino” assegnato proprio alla miracolata protagonista. Barzellette sulla Madonna. Quello della protagonista è davvero un miracolo o semplicemente una temporanea fase regressiva della malattia? Il film non dà risposte. Christine inciampa mentre è intenta a ballare durante la festa conclusiva. Si rialza, reggendosi al muro, e si rimette seduta sulla sedia a rotelle con lo sguardo perso nel vuoto. La felicità, come ripete a chiusura del film la famosa canzone di Al Bano e Romina Power, dura solo brevi momenti ed è fatta di piccole cose. Quelle più semplici e apparentemente banali.
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