giovedì 25 marzo 2010

Fuori controllo. Martin Campbell. 2010

Il film inizia con l'inquadratura di tre cadaveri che emergono dalle acque del Massachusetts. Poi la scena si sposta: un padre va a prendere la figlia in aeroporto, ma lei sta male, vomita continuamente. Anche in casa. Ad un certo punto chiede di essere accompagnata in ospedale, ha delle cose da raccontare al padre. Ma appena varcata la soglia di casa, un killer la uccide brutalmente, davanti agli occhi dell'attonito padre, "fuori controllo". La pellicola è interamente incentrata sul capirne il perchè. Il padre è Mel Gibson, il detective Tommy Craven, vedovo e reduce di guerra. Da tutti creduto il vero bersaglio dell'omicidio. In realtà Emma, la figlia, ha una doppia vita con profonde implicazioni politiche e segreti di stato da tutelare. A costo della vita. I sospetti del padre acquistano fondamento quando trova nello zaino di Emma una pistola. A cosa serve una pistola ad una stagista di ventiquattro anni? Padre e figlia non hanno un gran rapporto. L'occasione perfetta per ricucire i buchi palpabili di questa loro relazione, sembrava essere proprio questo inaspettato ritorno della ragazza a casa, apparentemente per far visita al padre. Ma non sarà così. "Bisogna decidere se vuoi essere quello che pende dalla croce o quello che inchioda"
La sceneggiatura e'banale: un padre vendica l'assassinio della figlia e indaga il suo quotidiano, accorgendosi di sapere poco della sua bambina: e'un ingegnere nucleare, ha il ragazzo. E'una donna. Una serie di coincidenze e di strani decessi lo condurranno alla multinazionale Northmoor dove Emma lavorava come ricercatrice. Ma che ruolo ha, in realtà, questa multinazionale ed Emma di cosa si occupa? Sarà vendetta. Ma non solo action e poliziesco. Sarebbe una rottura di scatole micidiale. Ogni tanto qualche saggia nota di thriller politico, che rende il tutto meno pesante. Le carte si svelano lentamente tra le rughe di Gibson ed i suoi capelli bianchi, uomo che accetta l'incedere del tempo e non si lascia tentare dai bisturi e dalle tinturine per capelli. (Apprezziamo, apprezziamo!) Sulla sua strada trova un ambiguo agente governativo, inviato per ripulire le prove ("il mio compito è non far collegare A con B"), ma che, alla fine, si addentra in un malcelato doppio gioco: non lo fa fuori e non elimina le prove.

Un finale retorico, alla The city of Angels. Muoiono tutti, i cattivi son puniti e i buoni vanno in cielo. Amen. "Viviamo per un po' e moriamo prima di quanto crediamo".

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