Tutto ha inizio quando Nicolas ripensa al tema scolastico “Che cosa farò da grande" (si, quegli stupidi temi, fatti apposta per mandare in crisi un bambino. Un bambino vuole essere e vivere la sua vita da bambino, non pensa al futuro, perchè costringerlo? "Quello che posso dire è che la mia vita è bellissima e non voglio che cambi")e su questa domanda la mente del protagonista comincia a pensare e a dipanare punto per punto quello che da lì a breve accadrà. Lo stile narrativo utilizza proprio il punto di vista di Nicolas, viso tondo e occhioni celesti: "Mi chiamo Nicolas. Ho due genitori che mi vogliono bene, un gruppo di amici fantastici con cui mi diverto tantissimo", e tutto il mondo è guardato con gli occhi dei ragazzi. Infatti, i momenti meno riusciti del film sono proprio quelli dedicati al mondo degli adulti: in primis i preparativi per la cena con il capo e la cena stessa. Le scene più esilaranti, invece, proprio quelle dei bambini. L'innocenza di Nicolas è interrotta quando, ascoltando i genitori, pensa stia per arrivare un fratellino e quindi di venire abbandonato nel bosco proprio come accadde a Pollicino. Con l'aiuto della gang di amici organizza divertenti escamotage per liberarsi quindi dell'ipotetico pargolo. Paranoica ai limiti dell' insopportabile la madre di Nicolas: casalinga che tenta di risollevare le sorti lavorative del marito che attende una promozione. Ogni donna al pensiero di doversi confrontare con un'altra donna va in crisi, subiamo la sindrome d'inferiorità e sfoggiamo nozioni di letteratura scandinava. (???)Da provare!
Un tuffo nell'infanzia: nelle scenette svolte a scuola, nelle problematiche familiari è facile ritrovare i piccoli e grandi drammi che ciascuno di noi ha vissuto. Monellerie, risate, relax e divertimento. Nessuna morale. E Nicolas, alla fine, capirà cosa fare da grande. E se, anche voi, avrete riso tanto durante il film, concorderete con la sua scelta.
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