Eccolo il nuovo film di
Roman Polanski. Protagonista uno scrittore chiamato a fare il
ghost writer (giuro prima non sapevo nemmeno cosa potesse significare questa parola) dell’ex primo ministro britannico
Adam Lang, che vive, insieme alla moglie, la segretaria e le guardie del corpo, su un’isola sulla costa orientale degli Stati Uniti. Lo scrittore va a sostituire il precedente ghost writer che è morto cadendo da un traghetto in circostanze misteriose (questa la scena di apertura del film). Scrivere una biografia non è così semplice, come apparentemente possa sembrare, lo scrittore diventerà il suo segugio, trasferendosi nella sua abitazione in riva al mare in cui si svolge buona parte del film. Lang verrà accusato di avere, nel corso del suo mandato, consentito la tortura di prigionieri sospettati di terrorismo e di avere pericolosi legami con la CIA. Il tempo è sempre plumbeo e ventoso e gli uomini a servizio del primo ministro sullo sfondo continuano imperterriti a mettere a posto le foglie anche se il vento le scompiglia. Più che il film, ti soffermi sui particolari intorno al film, che ritornano ad immortalare la cornice di questa pellicola, più avvincenti del film stesso.
Un film senza sole, giocato sui diversi toni del grigio. Impeccabile, mai nessun gesto lasciato al caso. Nulla di superfluo, banale, da sottovalutare. Secco, diretto, brutale. Ma fantastico, con un finale da premio Oscar. Misteri e suspense alla Hitchcock su una storia di fantapolitica molto realistica. Lang, infatti, mi ha ricordato molto Tony Blair, molto british, molto sorridente, molto filoamericano, anche per le ombre mai svelate del suo mandato. (Somiglianza casuale?) Propongo un ghost writer anche per Blair!
Ottima la fotografia, il ticchettio incessante della pioggia. Ottima la sceneggiatura. I dialoghi. Impeccabile la regia. Fatico a trovarci un difetto o qualcosa che non mi sia piaciuta. Perfetto!
Nessun commento:
Posta un commento