“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 15 marzo 2017
Ma ma di Julio Medem. 2015
Ma ma è il primo film che guardo di Medem. Vi ho trovato dei chiari riferimenti al cinema sentimentale di Almodóvar,ma con meno maestria e arte. Ne è la chiara imitazione. Una bambina cammina nella neve e guarda in macchina. Quasi un presagio, un segno premonitori di un’immagine dall’aldilà.E' l'estate spagnola della vittoria agli Europei, della crisi finanziaria. Disoccupazione e poi per due volte un carcinoma.
Magda è una madre-coraggio eccentrica e positiva, faro illuminante nella vita degli uomini che ha attorno. Ha quella carica propulsiva, quell'energia tipica dei personaggi almodovariani: accetta la malattia come un passaggio o una tappa esistenziale.
Dopo la prima mezz'ora ci si rende conto che di originale però sta rimanendo ben poco e dopo l'operazione per il tumore al seno, ho pianto più per via di motivi personali, che per una vera commozione, che viene spesso ricercata, anche forzatamente, ma poi non arriva.
Perchè il cinema spagnolo esaspera le emozioni? Questo dispendio di forze fa barcollare la trama. Involontariamente kitch, senza colpe, le visioni di Magda e il capezzolo congelato non hanno proprio senso.
Le emozioni a buon mercato non ci piacciono. Bocciato
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