“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 15 marzo 2017
Onegin di Martha Fiennes.
Pietroburgo, inizi ‘800. Evgenij Onegin, annoiato dandy pietrobughese, malato di spleen, si trasferisce nella tenuta di campagna appena eredita.
Ralph Fiennes - pezzo di figone- qui ha anche il fascino dell'antieroe, antipatico ricco e aristocratico, creato da un genio della letteratura russa della prima metà dell'ottocento, Aleksandr Sergeevič Puškin, che ha descritto le gesta del suo eroe in un poema in versi.
La Sanpietroburgo bene accoglie Fiennes, ereditiero di uno zio defunto e ricchissimo, qui conosce Vladimir Lensky, un poeta suo vicino, con il quale intraprende un'amicizia, caratterizzata da due modi opposti di vedere la vita. Lensky è un forte idealista.
Tatyana Larin appartiene ad una famiglia frequentata dai due amici, si innamora teneramente di Eugene, al quale dichiara il suo amore con una lettera. Onegin rifiuta l'amore della ragazza preferendo invece la compagnia della fidanzata del suo nuovo amico, Olga Larin. Questo comportamento suscita la gelosia di Vladimir, che sfida a duello Eugene, ma nel duello verrà ucciso.
Dopo anni di esilio volontario Eugene torna nella sua città natale dove incontra Tatyana, ormai sposata, di lei ora si innamora, ma questa preferisce rimanere fedele al marito.
Errori che non ne appannano la bellezza: perchè Tatyana scrive in inglese?!
Tutto questo in primi piani e dettagli, comprese enormi lettere dell'alfabeto vergate da un gigantesco pennino su una carta di cui si vede distintamente la grana.
Cinico, crudele ma affascinante.
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