“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 26 aprile 2017
Neruda di Pablo Larrain. 2016
Pablo Larraín. rampollo di una grande famiglia cilena di destra, coinvolta nel potere anche con Pinochet, non sbaglia un colpo. Le sue sono pellicole intelligenti, di denuncia. "Io sogno lui e lui sogna me”, il perseguitato qui è Pablo Neruda. Il poeta, ospite a una qualche serata di gala, entra in bagno e – mentre piscia – discute con alcuni politici che gli danno del traditore. Li manda a quel paese e con grande serenità esce dalla toilette.
ll poliziotto che gli dà la caccia narra la storia: presenta il poeta escludendo di fatto il popolo e la classe operaia. Peluchonneau (il poliziotto) descrive in maniera cristallina le contraddizioni del personaggio che erano le contraddizioni di tutto il partito comunista (e non solo di quello cileno): quando un’attivista del partito chiede a Neruda se dopo la rivoluzione comunista gli uomini saranno tutti come lei “che pulisce la merda dei borghesi dall’età di 11 anni” o tutti come lui “che fa la colazione a letto e l’amore in cucina”, il poeta resta turbato.
L'arte non cambia il mondo - sembra suggerire il regista- ma gli dà senso. Volutamente onirico e irrazionale, fotografia sensuale e allucinata, che restituisce il respiro opprimente della prima Guerra Fredda.
Se non l'avete visto, correte, merita una chance.
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