“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
mercoledì 24 maggio 2017
Every Thing Will Be Fine di Wim Wenders. 2015
Una strada di campagna, in una sera d'inverno. Poca visibilità e molta neve, un bianco prepotente che annulla qualsiasi tipo di prospettiva. Un uomo stanco ed un motore che si avvia, la sicurezza di una strada vuota interrotta da un tonfo e poi quel secondo in cui la vita cambia per sempre ed il viaggio ha inizio
Il protagonista è uno giovane scrittore in stasi d'ispirazione e in crisi sentimentale con la compagna, guida sotto la neve, non vede due adolescenti e li investe. Tomas tenterà il suicidio, ma più tardi, metabolizzerà il dolore in ispirazione letteraria, diventando uno scrittore di successo. Charlotte Gainsbourg è magnifica.
Wenders spesso non ci piace, lavora per sottrazione. Si astiene dagli effetti di stupore: li relega alle prime sequenze - quelle con il pulviscolo e i fiocchi di neve. Tutta la narrazione si svolge attraverso un ricorso continuo alle ellissi, che accompagna la dilatazione dei tempi, i silenzi, l’attitudine contemplativa più che narrativa, la dimensione intimista e l’atmosfera sospesa. Centrale il rapporto sofferto con la paternità mancata, che si insinua nel senso di inadeguatezza di un maschio adulto nel mezzo della vita.
Sento sempre una forte empatia con il suo cinema. Anche questa volta è così
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