“Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi? No, era stata la poesia. Una scintilla si era staccata dal poeta e mi aveva dato una scossa gelida. Avevo voglia di piangere; mi sentivo molto strana.Avevo scoperto un nuovo modo di essere felice.” (Sylvia Plath)
martedì 26 settembre 2017
L'ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi. 2013
Quando Veronesi ha deciso di abbandonare i film commerciali di DeLaurentis ha fatto la scelta giusta.In "L'ultima ruota del carro" si è affidato alla Fandango di Domenico Procacci, il più delle volte sinonimo di qualità, e alla Warner Bros, non solo in ambito distributivo ma anche partner produttivo.
Il prodotto risulta, a mio avviso, troppo "televisivo", alto, ma pur sempre televisivo.
La storia è quella del suo autista: Ernesto, nel cuore di una Roma santa e un po' puttana, politicamente corrotta e calcisticamente esaltata dalle prodezze sulla fascia di Bruno Conti.
Affidatosi alle verità sviscerate dal 'vero' Ernesto, Veronesi ha provato a ripercorrere un pezzo di storia recente del nostro Paese: dai brigatisti anni 70 devastati dal ritrovamento di Aldo Moro passando per il mondiale del 1982, la Tangentopoli di inizio anni 90 e la discesa in campo del Cavaliere nel 1994 con Forza Italia, fino agli anni della crisi di questi giorni.
Ok, la storia è banale, ma è tutto molto semplice e umano. E a volte, va bene così.
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