giovedì 22 febbraio 2018

The Shape of Water di Guillermo del Toro. 2017

Film politico e femminista. Vi avviso. Quindi adatto a me. Baltimora. Anni Sessanta, durante la Guerra fredda,un uomo-pesce viene portato in un segretissimo laboratorio governativo guidato dal cattivo di turno. La protagonista è una donna delle pulizie muta che si innamora dell’uomo-pesce, tenuto prigioniero. Qui gli scienziati americani stanno ricercando nuove forme di tecnologia per portare i propri astronauti nello spazio prima di ricevere ulteriori umiliazioni dai sovietici. Elisa piace subito, è semplice,mangia uova sode e si masturba ogni mattina nella vasca da bagno. Bizzarro, ma in assoluto il film più poetico guardato in questa stagione. Una favola gotica che il 4 marzo concorrerà a ben tredici nomination, ed è importante per i temi trattati: il razzismo segregazionista verso le persone di colore, la sottomissione della donna e la repressione dell’omosessualità. Ad andare in scena personaggi incompleti: Elisa è zitella oltre che muta- viene definita bruttina,ma ditemi voi se guardarete i suoi tanti nudi integrali se non abbia un corpo perfetto, ricorda Charlotte Gainsbourg- la collega Zelda è vessata da un marito che la schiavizza e il vicino di casa Giles è un artista brillante col difetto di essere gay quando ancora non si poteva. Ipnotizzante la malinconia proprio di questo vicino paterno disegnatore di locandine che vede la sua arte messa in secondo piano dall’avvento dei poster fotografici, un sognatore amante dei vecchi musical in tv che si riempie la casa di torte che non gli piacciono solo perché segretamente innamorato del commesso del negozio di dolci. Il personaggio in assoluto più complesso e affascinante.
Un grande talento visionario questo regista. E un cuore tenero, in almeno un paio di scene mi sono commossa. Faccio il tifo per lui.

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