domenica 1 dicembre 2019

Un giorno di pioggia a New York. Woody Allen. 2019

“Capitolo primo. Adorava New York, la idolatrava smisuratamente… No fammi cominciare da capo… Capitolo primo. Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera acquattata ma pronta al balzo la potenza sessuale di una tigre… No aspetta ci sono: New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata.” (Woody Allen, Manhattan – 1979)
Raccontare e celebrare ancora Manhattan, signor Allen? Ancora pioggia e financo nel titolo? Ancora registi depressi e psicoanalisi? Ancora una critica al perbenismo della ricca borghesia cittadina, alla sua falsità, all’arrivismo di provincia, ai rapporti umani che nascono dal profitto? Sono trascorsi 40 anni esatti. La risposta è solo: Si, Si, SI e come nei migliori amplessi: "Ancora, ancora e la preghiamo, non smetta!" Vogliamo per tutta la vita vedere in scena la malinconia e le nevrosi di un ipocondriaco, che ama smisuratamente le donne. La scelta migliore di sempre: la freschezza del protagonista Timothée Chalamet (il ragazzo con il volto più bello sulla faccia della terra) che ad un certo punto si mette a cantare Everything Happens to Me di Chet Baker al pianoforte. Impossibile non urlargli: “suonala ancora, Sam” Sguardo malinconico, figlio dei cieli grigi di New York, colto, tormentato, si innamora di Ashley così diversa da lui, più interessata alle luci della ribalta, senza una vera cultura e talento: si lascia scappare che Kurosawa è un grande maestro europeo. (!!!) Sceglie di chiamarlo Gatsby, perché sembra uscito proprio dal libro di Fitzgerald che raccontava che una donna la si può aspettare per sempre. Gatsby avrà il talento di saper, infatti, riconoscere e aspettare (sotto la pioggia) quella giusta. Ho letto molti commenti negativi sulla trama, considerata banale, scontata, il plot di Allen è, in fondo, sempre stato semplice e poco pretenzioso, ma perchè è solo la base su cui incastonareil resto: il piano bar, il fumo delle bische da poker, il jazz, l'umorismo tagliente, New York. E non è certo cosa da poco. E poi sul serio siete riusciti a seguire la storia in maniera lucida e critica senza perdervi sotto la pioggia scrosciante, sentendola addosso o guardandola attraverso l'ombrello trasparente di Gatsby? Se non siete irriverenti, pieni di tic e romantici, forse si, ci avrete badato. E poi lo dice lo stesso Allen verso la fine del film: “La vita reale è per chi non sa fare di meglio… “ <3 <3 <3 Buon compleanno, maestro!

1 commento:

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